25° Raduno dei
"Lupi de La Thuile"
Il nostro raduno a La Thuile e Courmayeur è ormai acqua passata, ma
è stato nella concomitanza di due avvenimenti: quest’anno ricorrono
il centocinquantesimo anno dell’Arma degli Alpini ed il settantesimo
anno dalla riapertura della Caserma Monte Bianco dopo i fatti della
seconda guerra mondiale.
Dopo che alla spicciolata i Lupi hanno cominciato a radunarsi
giovedì, stranamente anche per noi arriva il venerdì: alzabandiera
nel cortile della nostra tana. Se qualcuno, quand’ero a naja, mi
avesse detto che un giorno sarei partito da Milano alle sei e mezza
per essere in caserma alle nove per fare un alzabandiera, mi sarei
messo a ridere e l’avrei preso per pazzo, ma tant’è: l’ho fatto
quarantotto anni dopo il congedo. Entrare in caserma oggi pare sia
un gomitolo di burocrazia: dichiarazione, nome, cognome, indirizzo,
codice fiscale, permesso scritto dei genitori, timbri; ma poi è
bastata la parolina di qualche penna bianca e tutto è filato liscio:
nella gloriosa storia dei Lupi non è mai successo che le regole e la
burocrazia li abbiano fermati, e infatti eravamo tutti lì in un
abbozzo di attenti a salutare la nostra cara caserma. Visto che
c’era un preciso programma, ma a noi i programmi hanno sempre
provocato l’orticaria, lo cambiamo subito: anticipiamo di una
giornata la salita in funivia a Punta Helbronner approfittando della
giornata di sole, perché per domani danno pioggia. Magnifica la
funivia, un vero capolavoro d’ingegneria, ancora più magnifico e
maestoso il Bianco, molto meno magnifico vedere ciò che resta dei
ghiacciai. I ricordi di gioventù dei nostri scalatori “Quella volta
sulle Grandes Jorasses … Quando sono arrivato in cima al Mont Maudit
… Il Dente del Gigante l’ho fatto tre volte … e il Branc du Tacul?”;
tutte quelle pareti erano lì davanti a te che sembrava di poterle
toccare solo allungando la mano. Gran bella idea quella di portarci
sul Bianco, e a prezzo scontato! Quando è circolata la voce che lo
sconto prevedeva solo la salita, poi si sarebbe scesi a piedi, c’è
stato un attimo ci sconcerto, ma era uno scherzo.
Scesi
a Courmayeur, cena libera e ci si ritrova sabato ancora alla Monte
Bianco per un incontro con gli attuali inquilini. Piove, qualche
penna bianca, bei discorsi di apprezzamento per la nostra fedeltà a
quelle mura che ci videro giovani naioni alcuni decenni orsono,
molto sentito e spiritoso l’intervento del Capitano Saccaro. Come? È
Tenete Colonnello? E che c’entra? Può anche essere Generale di Corpo
d’Armata, ma per chi lo conobbe di persona o solo per fama, il suo
ricordo è cristallizzato agli anni della Monte Bianco: Capitano era,
Capitano rimane. Pranzo al Centro Polisportivo di La Thuile, al Pian
d’Arly, libera uscita con soste nei bar del paese fino all’ora della
Messa, poi tutti giù di corsa a Courmayeur al Complesso
Polisportivo: di nuovo con le gambe sotto il tavolo, ma per un
avvenimento che entrerà nella storia dei Lupi. Questo è stato il
venticinquesimo anno che noi ci ritroviamo: un quarto di secolo di
raduni non è roba da tutti, e anche il branco dei Lupi ha necessità
di riformarsi un poco; infatti c’è stato un avvicendamento: il
nostro Presidente Lorenzo Gassa è diventato Presidente Emerito ed
ora le redini sono in mano a Andrea Soliani; a Lorenzo rimane l’alta
sorveglianza ma, per fortuna del branco, nel rinnovato ruolo di
Segretario, io vigilerò che i due non commettano fesserie troppo
grandi. Siamo entrati alla Polisportiva con un Presidente, ne
usciamo con due.
Arriva la domenica. Il programma prevede un incontro a casa dei
nostri cugini sportivi alla caserma Perenni, girovagare un po’ a
caccia di bar a Courmayeur e poi arrampicarsi fino a Les Suches,
sulla strada del Piccolo San Bernardo, oltre i duemila. Sì, ma se
sul piano piove da due giorni, lassù nevica e arrivarci può essere
un problema. Quindi tutto finisce con l’ammina bandiera alla
Perenni. Come? La bandiera alzata a La Thuile, viene ammainata a
Courmayeur? Siamo Lupi mica per niente!
Un caloroso ringraziamento a tutti coloro che, in divisa o in
borghese, hanno lavorato per organizzare questo bellissimo raduno,
perché per un Lupo ritornare anche per poche ore nella sua Monte
Bianco non ha prezzo. Abbracci, baci e arrivederci nel 2023 a
Sestola, a casa del nuovo Presidente. Poi, nel ’24 si andrà tutti a
Roccaraso, in Abruzzo perché la storia dei nostri raduni non può
finire.
Abbiamo settant’anni
Questa
volta sulla torta di compleanno dei Lupi brillano settanta
candeline. Urca, settant’anni sembrano tanti, e lo sono davvero,
ricchi di tanti piccoli episodi quotidiani che però, messi tutti in
fila, formano una cosa grande: la fama della nostra Monte Bianco.
Tutto è cominciato
quell’ormai lontano inverno del 1952, quando il giovane tenente
Belmondo salì a La Thuile con una quindicina di Alpini per rimettere
in sesto la nostra Monte Bianco dopo le disavventure della seconda
guerra mondiale; da allora il tempo è passato veloce, quasi non ce
ne siamo accorti, tanti Alpini hanno seguito quei primi quindici ed
ognuno di loro ha contribuito a scrivere la nostra storia;
settant’anni dopo siamo ancora una volta qui a festeggiarci, ancora
una volta tutti insieme, ancora una volta nel nostro cortile a
fotografarci su quei tre scalini. Belmondo l’abbiamo rivisto nel
2005 a Biella durante il nostro nono raduno, e insieme a lui c’era
uno di quei quindici Lupi, i primi della lunga e gloriosa fila.
Ricordato il primo Comandante, come si potrebbe non ricordare uno
degli ultimi, il mitico Saccaro, indimenticato ed indimenticabile
Capitano che ha guidato interi branchi di Lupi in avventure degne
della nostra fama; la sua è un’epopea durata ben quattordici anni.
Per rendersi conto di quanto ancora oggi i Lupi lo stimino e lo
rispettino dopo
aver servito sotto il suo comando, basta andare sulla pagina di
Facebook che i suoi Alpini gli hanno dedicato e leggere i commenti
che pubblicano. Tra Belmonte e oggi, nel corso dei nostri primi
settant’anni, sono stati molti i Tenenti e Capitani che si sono
succeduti al comando di tanti scatenati e spesso scapestrati
lupacchiotti; alcuni di loro hanno fatto carriera, la loro penna è
diventata bianca e la divisa di alcuni s’è fregiata dei gradi di
Generale. Ricordarli tutti non solo sarebbe lungo e noioso, ma
qualcuno potrebbe offendersi perché non citato esplicitamente;
sarebbe però un delitto non ricordare Aldo Varda, poi diventato
Generale di Corpo d’Armata, che non perde occasione per venire
insieme alla simpatica moglie ai nostri Raduni per mescolarsi
fraternamente e con semplicità con noi, Alpino tra gli Alpini; guai
se lo
chiami Generale, per tutti noi è Aldo, e basta; però dovete
convenire che solo da noi capita che un soldato semplice possa dare
del tu a un Generale di Corpo d’Armata battendogli amichevolmente
sulla spalla! Ogni Comandante della Monte Bianco ha seguito le orme
di chi li ha preceduto ed ognuno di loro ha reso possibile
l’aggiunta di un tassello del meraviglioso mosaico che è la nostra
storia, ha fatto sì che lo spirito di appartenenza ai Lupi di La
Thuile fosse così forte da essere l’inossidabile collante che tiene
ancora oggi.
Già, noi Lupi di La
Thuile, perché la fama della Caserma Monte Bianco siamo noi: gli
Ufficiali e Sottufficiali di carriera hanno fatto la loro parte, ma
soprattutto la fama della Caserma siamo noi Alpini di leva che ne
abbiamo frequentato per pochi mesi le mura, noi che abbiamo
calpestato le mulattiere delle montagne che la circondano, noi che
siamo scesi sulle nevi che rendono tutto bianco, noi che abbiamo
fatto bisboccia giù al Dora, noi che abbiamo fatto il filo alle
maestrine della colonia e alle francesine delle settimane bianche.
Siamo noi Lupi gli autori sia delle numerose avventure su per i
monti, sia delle ciclopiche marachelle che abbiamo raccontato in due
numeri unici dati alle stampe nel 2007 e nel 2012. Anche questo
particolare la dice lunga sulla nostra “filosofia”: un numero, per
essere unico, deve essere unico, ma se sono due è un controsenso
chiamali entrambi “unico”: non una tantum, ma ogni tantum. Che dire?
A noi Lupi piacciono i controsensi, come avere in fureria un bollo
che dice “ufficio sprovvisto di bollo”: se il bollo l’abbiamo,
perché dire che non l’abbiamo usando un bollo?
Già, noi Lupi di La
Thuile. Siamo in tanti, basta vederci quando ci incontriamo, veniamo
da ogni parte delle montagne italiane, siamo di tutte le età, tra
noi c’è chi ha lasciato la divisa più di cinquant’anni fa e c’è chi
ancora non l’ha lasciata. Oggi è il nostro settantesimo compleanno e
lo festeggiamo a modo nostro nella nostra Caserma, la nostra tana;
ricordarci tutti sarebbe impossibile e non ci piace autocelebrarci
ma questa è l’occasione buona per ringraziare alcuni di noi.
Un grazie doveroso ai
fondatori del gruppo: Capretti e Lafranconi, che non
hanno mancato nessuno dei
nostri raduni, e Vergani, purtroppo non più tra noi. Un grazie
caloroso a Berta che, con la creazione del nostro sito internet, ha
fatto sì che il gruppo crescesse. Un grazie enorme a tutti coloro
che hanno organizzato questo venticinquesimo raduno e a tutti gli
organizzatori dei precedenti perché i raduni sono un momento
importantissimo per consolidare il cemento che ci unisce. Un grazie
speciale a Gassa, infaticabile animatore del gruppo a cui si devono
importanti iniziative, eletto per acclamazione nostro Presidente a
vita nel 2018 durante il 22° raduno a Crissolo. Un altro grande
grazie a quelli di noi che nella loro vita scrissero pagine
indimenticabili nella storia mondiale dell’alpinismo e dello sci;
sono stati tanti, ma anche qui due nomi per ricordarli insieme a
tutti gli altri: Giuseppe Lafranconi, uno dei Ragni di Lecco, che ha
firmato tante prime assolute sulle cime più belle, più alte e più
difficili del mondo, e Oreste Peccedi, glorioso allenatore della
Valanga Azzurra che dettò legge su tutte le piste di Coppa del Mondo
per cinque anni consecutivi. Un grazie particolare deve andare a
tutti “quelli di Aosta”, gli Ufficiali che più volte ci hanno
ospitato alla Monte Bianco; ingenuamente loro sostengono che Caserma
sia la loro, ma noi orgogliosamente ci ostiniamo affermare essere
nostra, la nostra tana, il nostro Hotel.
Un compleanno è anche il
momento di guardare indietro e allora emergono le facce e le voci di
quelli che non ci sono più. Sono purtroppo tanti, alcuni di loro
troppo giovani per essere andati avanti e, purtroppo, ogni anno sono
sempre di più. Nominarli tutti è impossibile, ma al ricordo di tre
di essi siamo particolarmente attaccati: Andrea Fraconfini, il
migliore dei Marescialli che si sono succeduti in caserma e che ha
lasciato un segno indelebile nei suoi alpini che ancora sentono quel
“mona d’un beccamorto” con cui venivano apostrofati; Michele
Ghirardi, aostano d’adozione, Accademico del CAI con una lunghissima
sfilza di scalate in giro per il mondo, preparatore skyman ai tempi
della Valanga Azzurra di Cotelli e Peccedi, taciturno, schivo e un
po’ pazzo come tutti i veri alpinisti; Hubert Walder, il
simpaticissimo alto atesino con quel suo “ja” e l’italiano forbito
ma con accento tedesco, il sorriso sempre stampato in faccia, quello
che non mancava mai alle chiamate del branco tanto da farsi in
giornata andata e ritorno Bressanone – La Thuile per non mancare a
un appuntamento in caserma.
Altri
due famosissimi Lupi frequentarono le mura della Monte Bianco:
Cesare Maestri e Walter Bonatti, delle cui glorie è inutile parlare;
vero che non frequentarono il nostro branco, ma sono un chiaro
esempio del valore della gente passata dalla Monte Bianco. Un altro
sicuramente da ricordare è Mario Rigoni Stern che passò nella nostra
caserma un periodo di addestramento prima di partire per la seconda
guerra mondiale: tecnicamente non è “uno di noi” perché la Monte
Bianco come tale ancora non esisteva, ma a noi piace considerarlo un
nostro illustrissimo nonno. Oggi sentiamo tutti coloro che non ci
sono più ancora più presenti; oggi sono insieme a noi a brindare e
ci spronano a continuare nel solco della nostra tradizione.
Nel tempo che ci separa
dalla naja alcuni di noi, soprattutto quelli congedati negli anni
sessanta - settanta, sono un po’ cambiati, ma solo di fuori: i
capelli, per chi li ha ancora, sono bianchi, la pancia s’è
arrotondata, la vista non è propriamente d’aquila, le gambe non sono
più quelle di prima, ma l’amore per la penna non s’è spento e
l’orgoglio di appartenenza al branco di Lupi è intatto. Anche se
oggi più che Plotone Esploratori, si potrebbe parlare di Plotone
Glicemia, Plotone Colesterolo e Plotone Trigliceridi, il loro
spirito non è cambiato e sono ancora i ragazzi di allora, vogliosi
di ridere e scherzare tutti insieme. Però settant’anni sono lunghi
anche per una Caserma, e il mondo attorno è cambiato: la naja che
ospitò tra le sue mura giovani Alpini scalpitanti non c’è più. Bene,
male? Chi può dirlo? Non avrebbe senso parlarne in questo contesto:
è così, e basta, ora tutto è cambiato. La Monte Bianco oggi è
saltuariamente frequentata da militari di carriera che si addestrano
in ambito NATO per le pericolose missioni all’estero; impensabile ai
nostri tempi, ha persino ospitato (per addestramento, s’intende!) le
ragazze di Donna Avventura e i loro fuoristrada.
Rimpianti per il tempo
passato? Non è questo il momento di pensarci. Questa giornata è
dedicata alla spensieratezza, dobbiamo festeggiare perché tutti noi
compiamo settant’anni, tutti insieme, tutti della stessa età, non
importa se qualcuno all’anagrafe ne ha di più o di meno, perché oggi
i Lupi sono tutti coetanei e guardano con fiducia al futuro, nella
certezza che ci saranno ancora tanti raduni.
E allora, miei cari
settantenni, un bel brindisi alla nostra salute! Prosit
Aldo Neirotti 1° ‘54 |